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Storia della Sicilia: la colonizzazione, il dominio: greco, romano, bizantino, arabo, normanno, Angioini, Aragonesi, spagnolo, borbonico; l' annesione al Regno d'Italia. Movimenti migratori in Sicilia

 Sicilia: storia del popolo Siciliano

Economia e emigrazioni fino al 1914

I motivi che spinsero la popolazione ad emigrare all’ estero furono molteplici; la situazione economica politica, dopo l’unificazione non portò benefici. Nonostante tutto, decenni dopo l’unificazione, la popolazione era ancora divisa in due classi: ricca e povera, inesistente era la classe media. L’ essere proprietari di terreni era ancora considerato motivo di vanto e potere. La classe privilegiata ha in mano l’amministrazione, le imposte soffocano il contadino. Anche il denaro pubblico viene impiegato in maniera poco intelligente, si costruiscono e riparano teatri e rappresentazioni di ballo, mentre mancano strade, cimiteri, ospedali e sicurezza. Altro errore fu l’ alienazione e la quotizzazione degli enti religiosi e delle proprietà demaniali che non riuscirono a dare sollievo alle finanze dei poveri contadini. Per il contadino siciliano la società ormai non era che rappresentata da : il predatore padrone, il carabiniere e l’esattore. Soltanto il prete cerca almeno con le parole di sostenerlo nella sofferenza e che lo tratta come un uomo. Non tutti i contadini però pativano queste sofferenze; nei territori di Trapani, Messina , Acireale e Catania la condizione di questi ultimi era superiore a quello del resto dell’ isola grazie ai diversi rapporti economici instaurati. I grandi proprietari terrieri accrescevano di hanno in hanno le loro terre aumentando di conseguenza potere e prestigio. Il fenomeno dell’ emigrazione che coinvolse le regioni del nord e del sud Italia in Sicilia, fino al 1880 fu molto limitato ed anche nei vent’ anni successivi non crebbe di molto. Per lo più chi emigrava erano gli uomini erano gli uomini diretti per l’ 8% in America, il 26% in Europa e il 61% in Africa. Le due cause che la contennero furono da una parte un incremento della produzione agricola, dall’ altra il rafforzamento della marina mercantile e la costruzione della rete ferroviaria che richiese molta manodopera. Si giunse, però, tra il 1888/89 ad una pressione demografica pesantissima che ebbe come effetto il boom dell’emigrazione; da piccola sorgente divenne  un fiume in piena. Nel 1906 cominciò a vedere un fenomeno diverso, anche se minimo, il ritorno di molti emigrati. Con l’arrivo della prima guerra mondiale oltre la campagna entra in crisi anche la fascia costiera più agiata. L’emigrazione non faceva più distinzione tra fascia interna e fascia costiera; il censimento del 1921 vide una popolazione di 3.695.000 diminuita di 20.000 unità rispetto al censimento precedente. La popolazione media tendeva ad essere costituita da anziani, si cercò attraverso un sistema di agricoltura a carattere estensivo di frenare l’emigrazione giovanile. Altro rimedio fu anche l’innalzamento delle paghe e l’alfabetizzazione. Secondo De Felice Giuffrida il fenomeno migratorio era anche una risposta ad uno stato di vita impossibile, un’ arma di lotta (assai più efficace dello sciopero). I socialisti cercarono di frenare il flusso abolendo le tasse di affitto imposte dai proprietari terrieri ai contadini; nacquero le coperative socialiste. Ma più che bloccare l’emigrazione queste coperative promuovettero la nascita di un nuovo stile di vita, più moderno e più sano.


Geografia della circolazione e geografia economica: "economia del turismo".

Promozione turismo